L'ecologia sociale radicale fornisce una prospettiva importante e unificante di temi cruciali del rapporto tra umanità e natura e della ricostruzione di una società libertaria futura.
L'interessante di questa prospettiva è che sfida l‘immagine occidentale di natura "cieca", "muta", "crudele", "avara" e "determinista", un'immagine che ha influenzato il pensiero sociale, la psicologie e l'etica negli ultimi tre secoli. L'ecologia sociale radicale reclama una totale modificazione di questa immagine di un "altro" biologico che l'umanità ha tradizionalmente opposto a se stessa, ed enfatizza il lato creativo, fecondo, mutualistico della natura come base per un'etica libertaria. Come osserva William Trager, un noto biologo americano: "il conflitto in natura tra i diversi tipi di organismi è stato tradizionalmente espresso da frasi come "lotta per l'esistenza" e "sopravvivenza del più adatto". Eppure pochi si rendono conto che la cooperazione mutualistica tra i diversi organismi - simbiosi - è altrettanto importante e il più "adatto" può essere quello che meglio aiuta gli altri a sopravvivere". Questa conclusione potrebbe essere presa dal Mutuo appoggio di Kropotkin e dà una nuova vitale dimensione alla teoria anarchica, in un momento in cui il tracollo ecologico è diventato uno del maggiori problemi per gli anni a venire.
Bookchin amplia considerevolmente la prospettiva ecologica rifiutando l'atomismo lockiano secondo cui il progresso della evoluzione naturale avviene a livello di specie. Enfatizza, al contrario, la necessità di vedere l'evoluzione come sviluppo di ecosistemi mettendo in evidenza che ogni specie si evolve necessariamente in rapporto e per interazione con altre forme di vita. La comunità sta alla base dell'evoluzione naturale - non meno di quanto non lo sia nell'evoluzione sociale. Il concetto ecologico chiave dell'unità nella diversità elaborato dall'autore in scritti precedenti, indica l'emergere della libertà come concetto ecologico, dove all'interiorità dell'organismo e ai suoi sforzi di mantenere la propria identità fa riscontro una crescente molteplicità di scelte secondo cui svilupparsi.
L'immagine classica della natura come "regno della necessità" è quindi modificata in modo significativo da un'immagine ecologica di natura come regno di libertà potenziale, così come di fecondità, creatività e diversità. L'autore sostiene che la natura, lungi dall'essere il "fango della storia" (Sartre), ne è il terreno, e un'etica oggettiva in grado di superare il dualismo tra mente e corpo dev'essere fondata su un'etica ecologica che ponga l'accento sul mutualismo, la fecondità, la comunità e la libertà nascente. Questo non significa che il sociale possa essere ridotto a biologico, e che i due siano inesorabilmente legati l'uno all'altro da "leggi naturali" che regolano entrambi. La società non è natura ma nasce da essa ed ha la sua propria identità. Ma società e natura sono intimamente legate attraverso tendenze che penetrano l'esperienza in quanto tale. È così possibile fornire una risposta anarchica al relativismo etico che riduce la questione del bene, del male e della libertà a mere inchieste sull'opinione pubblica e cerca di offrire una base per una politica basata su strategie ecologiche di libertà e mutualismo.