[estratto dal Bollettino 59]
Giancarlo Celli, l’uso libero e il gruppo Dioniso (1972-1977)
di Zelinda Carloni e Adriano Paolella
Fuori dal mercato
Questa espressione appare oggi familiare, nota, condivisa da coloro i quali si situano in posizione fortemente critica nei confronti della società di mercato e di mercanti, condizione ineliminabile per contrastare efficacemente i criteri che si cerca di imporre al mondo intero da parte della cultura dominante. Eppure non è stato sempre così. Le straordinarie acquisizioni del movimento contro la globalizzazione, fin dalla sua nascita, hanno fatto pensare all’estensione di un discorso libertario che fino a pochi anni prima sarebbe stato impensabile su scala così vasta e così eterogenea. Una delle discriminanti più evidenti che il movimento poneva alle sue basi era proprio la battaglia concreta alla società di mercato attraverso l’estensione di pratiche che si situassero fuori dal mercato. Sottrarsi alle leggi dell’economia capitalista avanzata era ed è un obiettivo da perseguire prioritariamente, nella consapevolezza non solo della possibilità ma della necessità di sottrarsi dall’interno al modello che viene imposto. Su questo terreno di consapevolezza sono state affrontate mille pratiche (boicottaggi, pratiche di contrasto al consumo indiscriminato, commercio equo e solidale ecc.) che, pur con caratteristiche diverse, hanno confluito a formare una realtà tangibile di altro modello, senza porsi il problema di attendere di essere il nuovo modello per cominciare ad agire concretamente. Il nuovo modello si costruisce in corso d’opera e attraverso l’opera stessa, badando che i criteri fondamentali siano rispettati. Fuori dal mercato: questo è uno dei criteri più saldi e più condivisi. Ma non è stato sempre così, per lo meno non lo è stato per tutta una vasta area di sinistra che, negli anni passati, ha praticato l’impegno e la lotta politica di contrasto al mondo capitalista. Un esempio è appunto l’esperienza di Giancarlo Celli. Negli anni in cui Giancarlo Celli praticava l’“uso libero” Lotta Continua metteva in atto il “mercato rosso” in varie parti d’Italia. La differenza fra le due esperienze è centrale: nel mercato rosso gli oggetti erano sempre “merce”, nell’uso libero la merce tornava ad essere oggetto d’uso. Il Mercato Rosso non faceva che eliminare dalla filiera di distribuzione delle merci un gradino di intermediari: i compagni si rifornivano direttamente ai mercati generali e rivendevano a prezzo più basso le merci acquistate. Ma per il resto, condizioni dei produttori comprese, tutto restava invariato. Veniva colpita una parte della distribuzione, non i criteri della forma complessiva che erano sottesi.
La pratica attuata da Giancarlo Celli era altro da questo, era aver individuato uno dei possibili mezzi di reale costruzione di una pratica politica efficace, che non si limitasse ad essere servizio, ma che diventava denuncia e critica sociale e culturale. Certo Giancarlo avrebbe avuto vita molto più facile oggi, non la ebbe allora, neanche all’interno del movimento anarchico, in cui erano presenti vaste aree di inutile e improprio dogmatismo pseudocomunista. Ma certo va ascritto al movimento anarchico, per fortuna non solo a Giancarlo Celli, aver individuato con molti anni di anticipo non solo che un altro mondo era possibile, ma che lo si dovesse cominciare a costruire “qui e ora”, attraverso una pratica che fosse riconoscibile e concreta, che restituisse valore all’azione di ogni individuo e valore ad ogni azione che fosse compiuta con coerenza e consapevolezza. In quei tempi si aspettavano le masse, senza le masse qualunque azione era destituita di importanza. Gravissimo, fatale errore, a cui, per fortuna, il corso degli eventi ha posto riparo. Sarà il caso di vigilare affinché, se possibile, non si torni a ripetere inutili errori in tal senso.
Giancarlo Celli e il Dioniso
Malgrado lui stesso non avrebbe mai voluto che così si dicesse e così fosse, il Gruppo Dioniso è stato Giancarlo Celli. Lucchese di nascita, classe 1927, laureato in giurisprudenza, negli anni sessanta si dedicò all’attività teatrale ed espressiva in genere, connotata da spiccate valenze di denuncia e critica sociale. Nel 1965 fondò il Gruppo Dioniso, che dal 1968 si collocò nettamente in area libertaria ed anarchica. (Relativamente all’attività teatrale del Dioniso è fondamentale: Franco Quadri, L'avanguardia teatrale italiana, Einaudi Editore, Torino, 1977).
Con il Dioniso Giancarlo Celli intraprese molteplici iniziative che, partendo dal terreno culturale, si estesero a coinvolgere le persone in prese d’atto critiche nei confronti della politica, della società, della cultura e, spesso, delineando concrete alternative all’ordine sociale vigente e dominante. Gli esperimenti riguardarono il teatro (teatro “guerriglia” con partecipazione attiva), la pittura murale collettiva (in particolare in Sardegna nel 1969), il laboratorio comune di grafica e pittura, la scuola libertaria ai ragazzi, l’“uso libero”, le sedute di poesie in casa, ecc. L’attività si svolse a tutto campo, passando da Milano, alla Sardegna, a Roma.
Ed è stato a Roma, in via Arbib, quartiere Tiburtino, che fu affrontato l’esperimento dell’Uso Libero, in concomitanza con altre iniziative portate avanti dal gruppo. In realtà il Dioniso, specialmente a Roma, non contò mai più di quattro, cinque elementi componenti, ed in certi periodi Giancarlo Celli si trovò praticamente solo a portare avanti il lavoro. Malgrado difficoltà, a volte notevolissime (dormì per sei mesi in una vecchia automobile e, in seguito a questo tour de force, si ammalò seriamente ai polmoni), l’attività del Dioniso non fu mai interrotta.
Quando un infarto lo fermò per sempre aveva cinquant’anni, e l’attività del Dioniso era sempre e ancora sostenuta dalla sua presenza e dalla sua tenacia.
I documenti
Di seguito verrà presentato il contenuto di una serie documenti originali, relativi all’attività del Dioniso sull’Uso Libero.
In questa sede si è omessa tutta la parte di documentazione che non riguardasse strettamente l’esperienza di Uso Libero. In realtà l’attività del Dioniso fu molto più estesa e articolata.
La conservazione dei materiali, che a noi sono pervenuti dopo la morte di Giancarlo Celli, sta ad indicare il valore che Giancarlo attribuiva a queste esperienze. Purtroppo la documentazione non è assolutamente completa, ma certamente esauriente per delineare il quadro del lavoro svolto e della sua importanza.
E’ interessante notare lo scrupolo e l’attenzione posta nell’osservare il fenomeno di partecipazione in tutta la sua interezza, con uno scorcio di analisi sociologica che oggi ci consente di osservare i dati a vari livelli. E la consapevolezza politica di essere parte di una esperienza propria del movimento anarchico (il riferimento alle esperienze hippies di S.Francisco) che ci ricorda come la pratica e non solo la teoria anarchica ha avuto nel tempo solide basi di verifica.