BOAB Bologna Anarchist Bookfair 5-6-7 settembre 2025 Parco del Fondo Comini Bologna
Dibattiti e momenti di confronto, banchetti di libri, riviste e autoproduzioni, area giochi, musica, cibo, a cura di Biblioteca Elio Xerri (Circolo anarchico Berneri), Centro studi libertari G. Pinelli ed edizioni Malamente, con il supporto di ReBal (Rete delle biblioteche anarchiche e libertarie)
Nessuna rassegnazione, ma autorganizzazione! In un’epoca di politiche di morte e di pessimismo rafforziamo l’autogestione, alimentiamo la rivolta.
Programma
venerdì 5 settembre – Circolo anarchico Berneri, piazza di Porta S. Stefano
18:00 presentazione di BOAB
20:00 cena e a seguire concerto del coro sedicidagosto, così si cantava nelle botteghe della Rocca
sabato 6 settembre – Parco del Fondo Comini, via Fioravanti 68
10:00 apertura e allestimento banchetti
11:00 Ecologia sociale e mutuo appoggio per trasformare gli spazi in cui viviamo[1] con Selva Varengo, Alberto (Abo) Di Monte, Vittorio Sergi
13:00 pranzo
15:00 Anarchia e femminismi contemporanei[2] con Elia Arfini, Gruppo anarchico Germinal di Trieste, Erica Lagalisse
17:00 Cambiare il mondo qui e ora. Influenze libertarie nel mondo contemporaneo[3] con Francesco Codello, Tomás Ibáñez, Salvo Vaccaro
20:00 cena
21:00 concerto di Lisetta Luchini, Canti libertari di Toscana
domenica 7 settembre – Parco del Fondo Comini, via Fioravanti 68
10:30 Uno sguardo anarchico sulla storia. Memoria e archivi di movimento[4] con Lorenzo Pezzica, Isabelle Felici, Mayday Rooms
13:00 pranzo
14:00-18:00 smontaggio, pulizia del parco, saluti
Editori: Libreria Internazionale – Modo infoshop – Active Distribution – Agenzia X – Anarchismo – Casa editrice libera e senza impegni – Cronache ribelli – D Editore – Di Sciullo – Edizioni Bruno Alpini – elèuthera – Equal Rights Forlì – Eris – Galzerano Editore – L’Ortica – La Faggija – La Fiaccola – Le Milieux Libres – Malamente Edizioni – Mesogea – Nova Delphi – Quaderni di Paola – Shake – Stella nera – Tabor – Tamu – Zero in Condotta
Riviste – Archivi – Biblioteche: Stand degli Archivi e delle Biblioteche anarchiche a cura di ReBal – Semi sotto la neve (ITA) – Redes Libertarias (ESP) – Anarchist Studies (UK) – aParte (ITA) – Umanità Nova (ITA) – Sicilia Libertaria (ITA) – Rivista Contadina (ITA) – Nunatak (ITA) –Cenerentola (ITA) – Malamente (ITA) – Réfractions (FR) – A Ideia (PT) – Collegamenti (ITA) – A Batalha (PT) – Germinal (ITA) – Utopia (PT)
[1] Dibattito ecologia sociale e mutuo appoggio per trasformare gli spazi in cui viviamo: Viviamo un’epoca in cui la natura si sta ribellando alle scellerate politiche capitaliste e alla gestione statalista del territorio, che hanno contraddistinto la civiltà occidentale dal periodo post industriale: gli effetti degli estremi climatici (alluvioni, ondate di calore, siccità, etc.) sono ormai all'ordine del giorno in qualsiasi area del globo, la temperatura globale ha superato gli 1,5°C rispetto al periodo pre-industriale e non sembra avere intenzione di diminuire e qualsiasi accenno a "decrescere" viene osteggiato perché nemico del progresso.
Le nostre vite si basano sullo schema produci-consuma-crepa e gli spazi e le persone che li attraversano sono solo merce di questo schema e non più soggetti attivi in grado di generare trasformazioni.
Come anarchici e libertari abbiamo due metodi che nel recente passato si sono dimostrati efficaci a contrastare con esempi concreti il pensiero dominante: l'ecologia sociale e il mutuo appoggio.
Con l’ecologia sociale si sancisce che il problema ecologico è strutturalmente connesso al sistema predatorio statal-capitalista, perché lo sfruttamento della natura così come quello dell’uomo sono frutto della medesima logica, e per eliminare gli inquinamenti derivanti dallo sfruttamento bisogna abbandonare la logica predatoria del capitalismo; il mutuo appoggio è proprio un esempio di come agire fuori dagli schemi statali e capitalistici e di come si potrebbe interagire con il territorio che ci ospita rispettandone le complesse dinamiche che in esso agiscono.
Di che cosa ci insegnano ecologia sociale e mutuo appoggio per affrontare la trasformazione degli spazi urbani e naturali in cui viviamo, delle numerose esperienze di solidarietà dal basso che sono sorte per affrontare le situazioni emergenziali, e di come possiamo fare tesoro di queste esperienze nella vita di tutti i giorni.
[2] Dibattito anarchia e femminismi contemporanei: All’inizio del ‘900, femminismo e anarchismo hanno avuto una stretta relazione, al punto da generare una terza corrente politica e intellettuale, l’anarcofemminismo –o anarcafemminismo. Un secolo dopo, questa relazione è al tempo stesso più forte e più debole. Più forte perché i femminismi contemporanei hanno indubbiamente una componente libertaria, nei temi e nelle pratiche. Più debole perché questa relazione viene raramente esplicitata e, sia da parte anarchica che femminista, non del tutto esplorata. Nel femminismo, manca un’analisi dettagliata delle intersezioni storiche e teoriche con il movimento anarchico. Nell’anarchismo, manca una riflessione capillare sull’inclusione delle pratiche e critiche femministe. Eppure, una maggiore intersezione tra movimenti anarchici e femministi è oggi più urgente che mai. L’ecofemminismo mostra che la crisi climatica e conseguente catastrofe ecologica non sono imputabili solo a Stato e Capitale, ma anche un prodotto del patriarcato, la cui volontà di dominio sul mondo inizia con l’oppressione di genere e continua con quella di specie, e sulla natura. I movimenti LGBTQ+ e la teoria queer puntano il dito contro le forme di oppressione individuale, relazionale e sociale basate su genere e identità sessuale che ancora permangono nelle nostre società “egualitarie”. Un secolo fa, durante l’ascesa dei regimi totalitari, personalità come Emma Goldman, Voltairine De Clayre, He Zhen, Lucía Sánchez Saornil, Noe Ito mostravano l’importanza di stabilire alleanze tra anarchismo e femminismo. Oggi, siamo nuovamente nell’occhio del ciclone delle politiche d’odio dell’estrema destra, volte da un lato a rafforzare visioni autoritarie e gerarchiche delle identità e dei rapporti di genere, e dall’altro a distrarre dalla conseguenze disastrose della crisi del neoliberismo. È il momento di riprendere il dibattito, rendendo manifeste le intersezioni che già esistono, e impegnandosi a crearne di nuove. Che cosa significa parlare di anarcafemminismo negli anni 2020? Quali pratiche e teorizzazioni dell’anarchismo storico si ritrovano nei movimenti femministi contemporanei? Quali tematiche femministe possono ampliare l’orizzonte d’analisi e azione dell’anarchismo? Quali barriere esistono, e sono esistite, alla creazione di una più stretta alleanza -intellettuale e politica- tra anarchismo e femminismo? Quali luoghi o momenti d’incontro esistono, oggi, che possano facilitare questo dialogo?
[3] Dibattito cambiare il mondo qui e ora. Influenze libertarie nel mondo contemporaneo: A cavallo fra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila l’influenza del pensiero e della prassi anarchica e libertaria sull’immaginario collettivo, radicale e non, è diventato sempre più significativa. In particolare, guardando ai movimenti sociali, il crollo del blocco sovietico, l’emergere dello zapatismo e lo scoppio delle lotte antiglobalizzazione inaugurate nel 1999 dalle proteste contro il WTO a Seattle, hanno reso evidente a tutti il cambio di paradigma e di parole d’ordine. E sul fronte dell’elaborazione teorica e politica, già a partire dagli anni Settanta alcuni pensatori e pensatrici radicali avevano colto la fecondità dell’approccio anarchico. Insomma, alle porte del nuovo millennio il marxismo appare screditato, l’anarchismo è l’unico giocatore rimasto e non sorprendentemente qualcuno annuncia l’inizio di un «secolo anarchico» (Grubabic, Graeber, Anarchism, Or The Revolutionary Movement Of The Twenty-first Century). Venticinque anni dopo, se ci guardiamo attorno la sensazione è però piuttosto sconfortante, non pare certo che l’anarchia abbia preso il sopravvento: gli ecosistemi stanno collassando, il capitalismo globalizzato sembra inattaccabile e alcuni dei movimenti di critica al sistema di maggior successo sono fascisti e fondamentalisti. E tuttavia persiste la sensazione che l’approccio anarchico sia non solo ancora valido ma forse il più efficace, addirittura per alcuni l’unica scelta sensata in questo momento storico (vd ad es. Crimethinc., Become an Anarchist or Forever Hold Your Peace). Date queste premesse, ci sembra importante riflettere su alcuni interrogativi: se l’influenza del pensiero e della prassi anarchica sull’analisi politica, sui movimenti sociali e su settori importanti della società civile è ormai un dato di fatto, tanto da essere un punto di partenza imprescindibile della critica dell’esistente, perché allora il movimento anarchico in sé e per sé appare ancora incapace elaborare un’alternativa concreta comprensibile ai più? Guardando a questo primo quarto di secolo, quale possono essere le considerazioni da cui partire per un’autocritica dell’anarchismo? Quali sono le sfide che abbiamo di fronte e i possibili modi per affrontarle?
Materiali preparatori
Relatori
Salvo Vaccaro, L’influenza del pensiero anarchico sulla filosofia politica contemporanea,
Tomás Ibáñez, Una critica anarchica dell’anarchismo ovvero l’anarchismo non fondativo,
Francesco Codello, L’anarchismo prefigurativo ovvero l’anarchismo (in) positivo.
Articoli
- Andrej Grubacic, David Graeber, Anarchism, Or The Revolutionary Movement Of The Twenty-first Century, 2004, https://voidnetwork.gr/wp-content/uploads/2016/08/Anarchism-or-the-revolutionary-movement-of-the-21st-century-by-Andrej-Grubacic-David-Graeber.pdf
- Crimethic., Become an Anarchist or Forever Hold Your Peace, 21 febbraio 2025, https://it.crimethinc.com/2025/02/21/become-an-anarchist-or-forever-hold-your-peace
- Gabriel Kuhn, Matthew Wilson, Gabriel Kuhn in Conversation With Matthew Wilson, Anarchist Studies, vol. 31, n.1, 2023, https://theanarchistlibrary.org/library/gabriel-kuhn-and-matthew-wilson-gabriel-kuhn-in-conversation-with-matthew-wilson [trad. it. Gabriel Kuhn in dialogo con Matthew Wilson, «Semi sotto la neve», n. 7, febbraio 2024, https://semisottolaneve.net/articoli/gabriel-kuhn-in-dialogo-con-matthew-wilson/]
- Matthew Wilson, Colin Ward: an Ambiguous Legacy, «Anarchist Studies», vol. 32, n. 2, 2024 [trad. it. Colin Ward: un’ambigua eredità, https://www.centrostudilibertari.it/it/Wilson_Ward_ambigua_eredita].
- Francesco Codello, Alcune idee per un anarchismo positivo, «Semi sotto la neve», n.8, giugno 2024.
- Materiali preparatori per l’incontro «Al ladro! Anarchismo e filosofia»
[https://www.eleuthera.it/files/materiali/materiali_preparatori_incontro_con_%20Catherine_Malabou.pdf]
Libri
- Richard J.F. Day, Gramsci è morto, dall’egemonia all’affinità, elèuthera 2025 (2008).
- Matthew Wilson, Discorso sull’autogoverno, elèuthera, 2022.
- Salvo Vaccaro, Pensare altrimenti, anarchismo e filosofia radicale, elèuthera, 2024 (2011)
- Salvo Vaccaro, Agire altrimenti, anarchismo e movimenti radicali nel XXI secolo, elèuthera, 2014
- Catherine Malabou, Al ladro! Anarchismo e filosofia, elèuthera, 2024
- Tomás Ibáñez, L’anarchia del mondo contemporaneo, elèuthera, 2022
- Tomás Ibáñez, Per una critica anarchica dell’anarchismo, elèuthera, prossima uscita (estate 2025)
- Franceco Codello, La condizione umana nel pensiero libertario, elèuthera, 2017
Francesco Codello, Né obbedire né comandare, lessico libertario, elèuthera, 2022 (2009)
[4] Dibattito uno sguardo anarchico sulla storia. Memoria e archivi di movimento: Esiste ormai da tempo una rinnovata e consolidata storia e storiografia sull’anarchismo, che ha prodotto nuovi studi confrontandosi in particolare con le sollecitazioni provenienti da diversi campi di indagine storica che vanno dalla storia sociale, alla storia dal basso, alla storia orale, alla Public History, alla storia culturale e della mentalità, alla microstoria, alla riscoperta della ricostruzione biografica e non solo di storie collettive. In questo senso tale considerazione potrebbe rispondere, in parte, alle domande che, per esempio, si era posta, fin dal 2012, Ruth Kinna: quali sono gli elementi costitutivi della ricerca anarchica? Di cosa ha bisogno la ricerca anarchica per essere pienamente adeguata ai suoi materiali di studio? Ma che forse non soddisfa pienamente una terza questione che la storica inglese si pone: esistono «una teoria e una pratica storiografica specificamente anarchiche»? Se intendiamo storiografia anarchica come una concezione della storia, cioè come un insieme di valenze ideologiche, idee e teorie che cercano di spiegare il passato dell'umanità e il suo significato (pensiamo per esempio alla storiografia marxista), è forse preferibile il termine “sguardo anarchico” inteso come pratica storiografia della ricerca storica tout court. La terza questione posta da Kinna spinge quindi a domandarci se esiste la possibilità, o la necessità, di pensare ad una storiografia anarchica. Una storiografia in grado di affrontare temi e argomenti storici fuori dall’ambito della storia anarchica propriamente detta. A chiederci se ha senso oggi proporre una storiografia anarchica oppure, più nelle nostre corde, parlare appunto di “sguardo anarchico sulla storia.
Lo sguardo anarchico sulla storia è forse più consono rispetto ad una storiografia anarchica, perché evita di porsi l’obiettivo di produrre un nuovo canone storiografico anarchico, a partire da una sua definizione, che potrebbe rimanere impigliata nella rete “accademica”, istituzionale e forse troppo ideologica.
Porsi la domanda se è possibile uno sguardo anarchico sulla storia, insieme ad uno sguardo anarchico sulle fonti (e quindi sugli archivi, anche i nostri), non ci esime però dall’affrontare da una parte aspetti storiografici propriamente detti (che fanno cioè parte di una storiografia), che riguardano, solo per citarne alcuni, la metodologia, la questione delle fonti (la loro critica ma anche la loro conservazione e rappresentazione), i soggetti e gli oggetti di indagine storica, la periodizzazione, i livelli di analisi e, rispetto alle sollecitazioni provenienti da diversi campi di indagine storica ricordati all’inizio, la declinazione in senso anarchico delle loro definizioni, come, per fare un solo esempio, “storia dal basso”. E dall’altra il ruolo degli archivi anarchici, spazio della memoria storica del movimento, di fronte a questa proposta di riflessione.
Materiali preparatori
Articoli
- Kathy E. Ferguson, Scrivere l’anarchismo attraverso la "storia dal basso", https://www.centrostudilibertari.it/it/l%E2%80%99anarchismo-attraverso-la-storia-dal-basso ( ed. or. https://journals.lwbooks.co.uk/anarchiststudies/vol-30-issue-1/article-9522/).
- Marcus Rediker, A proposito di storia dal basso, https://www.centrostudilibertari.it/it/stor-stba-rediker-storia-dal-basso, (ed. or. “Anarchist Studies”, vol. 30, n. 1 https://revistas.udea.edu.co/index.php/trashumante/article/view/350646).
- Ian Forrest, Storia medievale e anarchist studies, https://www.centrostudilibertari.it/it/storia-medievale-e-anarchist-studies, (ed. or. «Anarchist Studies», vol. 28, n. 1, 2020).
Libri
- Lorenzo Pezzica, L'archivio liberato, Editrice Bibliografica, 2020.