Il Gruppo Editore L’Antistato (1949-1975)
di Lorenzo Pezzica
fonte: Maurizio Antonioli, Editori e tipografi anarchici di lingua italiana tra otto e novecento, BFS edizioni, Pisa, 2007.
All’indomani dell’aprile 1945, gli anarchici italiani – dopo aver vissuto l’esperienza della lotta resistenziale, dei campi di prigionia, del domicilio coatto o dell’esilio – si ritrovano in una realtà politica e sociale completamente diversa da quella lasciata più di vent’anni prima[1]. Devono affrontare da un lato difficoltà logistiche, organizzative e finanziarie nell’impegno di ricostituzione del movimento, dall’altro attraversare una crisi profonda, che li porterà per molti anni a un sostanziale isolamento e immobilismo politico. Crisi dovuta in particolare alla nuova realtà politico-sociale italiana, dominata dalla cosiddetta “guerra fredda”, che negli anni a venire avrebbe comportato un generale irrigidimento politico nei due schieramenti contrapposti, quello del Partito comunista e quello della Democrazia cristiana, che condurrà i movimenti non disposti ad accettare la logica dei blocchi a una progressiva riduzione, fino alla perdita totale, di seguito e di influenza.
Nonostante ciò gli anarchici italiani riescono comunque a convocare a Carrara, dal 15 al 19 settembre del 1945, il loro primo Congresso nazionale[2] e a dibattere sui termini e le finalità della loro azione. Ai delegati spetta il difficile compito di stabilire una linea comune per il ricostituendo movimento; una linea che permetta, soprattutto, di superare le numerose divergenze tra la corrente organizzatrice e quella antiorganizzatrice[3], che puntualmente si sono riaffacciate nel dibattito interno, e che rilanci l’anarchismo nel paese.
Alla questione della struttura organizzativa era strettamente correlata anche un’altra questione di divergenza, anch’essa presente in tutta la storia del movimento anarchico, e tanto più attuale dopo la partecipazione di questo alla Resistenza e la collaborazione con i comitati di liberazione nazionale: il rapporto con le istituzioni ed i partiti politici della sinistra.
Malgrado le divergenze, il Congresso di Carrara si apre all’insegna della volontà di mantenere unito il movimento e al termine dei lavori le due correnti riescono a deliberare la costituzione della Federazione anarchica italiana (FAI), delineandone l’organizzazione, i criteri per l’attribuzione degli incarichi gestionali e il programma d’azione[4]. Il precario equilibrio costruito a Carrara però si incrina già un anno dopo, con la scissione di anarchici appartenenti alla corrente organizzatrice[5], e nel 1950 con la creazione dei Gruppi anarchici d’azione proletaria di Pier Carlo Masini[6].
È nel contesto di questi avvenimenti che si costituisce ad Ancona, alla fine del 1949, per iniziativa soprattutto di Pio Turroni e Gigi Damiani, il Gruppo Editore L’Antistato. Compone il Gruppo, appartenente alla corrente antiorganizzatrice, un ristretto numero di persone. Tra esse Sabino Sabini e Umberto Sama.
Tra i principali promotori dell’attività editoriale, Pio Turroni[7] rappresenta il personaggio più importante e influente. L’impegno di Turroni nella stampa anarchica era iniziato già molto tempo prima. Dal 1933 al 1935 era stato, infatti, l’animatore, sotto la direzione di Camillo Berneri, del Gruppo edizioni libertarie di Brest che pubblica L’operaiolatria di Berneri, La guerra che viene di Simone Weil e Il governo forte di Francesco Amoroso[8], mentre nel luglio 1937 aveva dato alle stampe lo scritto di Berneri Mussolini alla conquista delle Baleari[9].
Dopo la sua partecipazione alla guerra di Spagna, facendo parte della Sezione italiana della Colonna Ascaso, Turroni, nel 1939, si era rifugiato a Marsiglia diventando punto di riferimento per gli aiuti inviati dagli anarchici italo-americani che facevano capo al periodico «L’Adunata dei refrattari» di New York e che saranno, in seguito, tra i sostenitori principali, anche finanziari, dell’attività editoriale de L’Antistato.
Alla fine del 1943 Turroni rientra dal Messico in Italia, a Napoli[10], dando vita, insieme a Giovanna Caleffi Berneri, Cesare Zaccaria e Armido Abbate, all’Alleanza dei gruppi libertari dell’Italia meridionale ed al Gruppo editoriale “Rivoluzione libertaria”[11] e diventando in seguito, a partire dal 1946, il responsabile legale della rivista «Volontà»[12].
Tornato in Romagna a guerra finita, e stabilitosi a Cesena, Turroni prosegue la sua azione di ripresa del movimento e della stampa anarchica. Insieme ad Armando Borghi, Umberto Consiglio e Primo Bassi pubblica una serie di numeri unici Bresci, I martiri di Chicago, Olocausto e diventa responsabile del giornale «L’Aurora» e, alla fine del 1949, come già ricordato, costituisce ad Ancona il gruppo de L’Antistato.
Nel 1950 esce il primo volume della casa editrice: Il pensiero di Luigi Galleani, un opuscolo di quaranta pagine, esaurito quasi subito, dove sono raccolti alcuni scritti di Galleani apparsi sulla rivista «L’Adunata dei refrattari». Nella prefazione, scritta da Gigi Damiani, si trova la motivazione che ha spinto il Gruppo alla pubblicazione dell’opuscolo[13], mentre nell’ultima pagina gli editori presentano quello che sarebbe stato il loro progetto editoriale spiegando il perché della nascita del Gruppo Editore l’Antistato: “il gruppo editore che per classificarsi si è intitolato all’Antistato si è costituito per spontanea iniziativa di compagni che hanno sentita la necessità di una specifica difesa di quei principi fondamentali sui quali riposa e si definisce tutta la costruzione ideologica dell’anarchismo e lo rendono a sé stante e bastante, senza bisogno di prendere a baliatico movimenti spuri e farsi da questi rimorchiare. Un anarchismo senza pencolamenti verso l’incanto del numero e senza ritorni accomodanti su posizioni già da tempo abbandonate perché inquinate da risucchi autoritari veicolati dal marxismo. Il gruppo pensa di estrinsecare l’opera propria con una serie di pubblicazioni, tra le quali è in progetto anche quella di un periodico-rivista quindicinale nelle quali verranno esaminati con chiarezza e coerenza i problemi che più interessano la vitalità del movimento e l’espandersi di una propaganda anarchica”[14]. Il periodico annunciato è «L’Antistato. Rassegna anarchica quindicinale»[15], i cui redattori principali sono Pio Turroni e Gigi Damiani. Il giornale esce a Forlì, dove L’Antistato aveva trasferito il suo recapito, il 10 settembre 1950, con l’intento di presentare il Gruppo come portavoce della corrente antiorganizzatrice[16] in vista del IV Congresso nazionale, che si sarebbe svolto ad Ancona dall’8 al 10 dicembre 1950[17].
Tra il 1950 e il 1973 L’Antistato, che dal 1951 avrà sede a Cesena, edita ventisei opere.
Al di là degli intenti generali esposti nell’opuscolo dedicato a Galleani, il Gruppo non aveva un progetto editoriale preciso, pubblicando sia nuove opere sia opere già edite in passato e in alcuni casi proposte in traduzione italiana. Molto spesso la decisione di pubblicare nasceva da particolari occasioni, eventi o finanziamenti specifici, anche se il Gruppo riesce a mantenere una cadenza abbastanza regolare nell’uscita dei volumi.
Dopo l’uscita dell’opuscolo di Luigi Galleani, il Gruppo riprende la sua attività editoriale nel 1953 con il volume Un trentennio di attività anarchica (1914-1945)[18], gli opuscoli La mia bella anarchia (1953) di Gigi Damiani, Mandateli lassù (1954) di Luigi Galleani, con la prefazione di Michela Bicchieri, e la biografia Gigi Damiani (1954) scritta da Ugo Fedeli[19].
La scelta di pubblicare il volume Un trentennio era nata, come scrivono gli editori nella loro premessa, dall’ “idea di compilare e di dare alle stampe un compendio riassuntivo dell’attività del movimento anarchico italiano, nell’ultimo e tormentato trentennio” per contrastare “nell’ambiente nostro il vociare dei sopraggiunti all’ultima ora i quali, per documentare la propria presenza di esseri superiori, si diedero ad insinuare di un anarchismo tradizionale ormai superato ed esautorato agli avvenimenti ed anchilosatosi durante gli ultimi decenni nella commemorazione delle proprie date storiche e nella seminagione di proclamazioni fallite. Pur dato per morto, il vecchio anarchismo, modestamente essi si proponevano di ringiovanirlo, di rinvigorirlo colla propria cultura marxista, forti delle esperienze che avevano fatte come fascisti e come bolscevichi”[20].
Fin dalle prime pubblicazioni quindi, il gruppo editoriale non nasconde il suo proposito polemico nei confronti di una parte del movimento anarchico italiano, quella organizzatrice, anche se il Gruppo cercò nello stesso tempo di difendersi dalle critiche rivoltegli dagli esponenti di quella corrente, sottolineando sempre l’impegno comune di lotta[21].
Nel 1956 viene pubblicata l’opera di Ugo Fedeli Luigi Galleani: quarant’anni di lotte rivoluzionarie (1891-1931), arricchita da numerose fotografie e riproduzioni fuori testo, seguito, l’anno successivo, dalle Lettere sul sindacalismo di Bartolomeo Vanzetti, con la prefazione di Michela Bicchieri. L’attività del Gruppo prosegue con la pubblicazione di manifesti e pieghevoli legati ad avvenimenti dell’attualità politica di quegli anni o in occasione della festa del Primo maggio.
Le pubblicazioni venivano inviate, per lo più “d’ufficio”, a numerosi anarchici italiani e stranieri, grazie soprattutto al giro di conoscenze e contatti di Pio Turroni. Questa scelta di distribuzione dei volumi pubblicati implicava però uno sforzo economico non indifferente che rendeva cronica la passività finanziaria della casa editrice, sebbene il Gruppo si avvaleva dell’impegno volontario sia per l’aspetto organizzativo che per quello amministrativo. Le difficoltà economiche erano in parte superate grazie ai finanziamenti che arrivavano al Gruppo principalmente dagli anarchici italo-americani che facevano capo a «L’Adunata dei refrattari» e che erano in stretto contatto specie con Pio Turroni. Nel 1960 sono infatti gli italo americani a proporre e finanziare la pubblicazione del volume di Nino Napoletano Giovanni Bovio, il cui ricavato della vendita viene devoluto alla vedova dello stesso autore. Due anni dopo, nel 1962, L’Antistato riceve il finanziamento per pubblicare Bianchi e Negri di Dando Dandi e La verità su cristo e il cristianesimo di Alerame Petrazzi[22], mentre nel 1965, sempre su proposta degli italo americani, viene pubblicato Richiamo all’anarchia: protesta e proposta anarchica in otto conferenze pronunciate in terra d’esilio durante la dominazione fascista di Virgilia d’Andrea e Panorama anarchico di Dando Dandi, presentato da Giuseppe Rose e arricchito dai disegni di Francesco Lupinacci.
Il ricavato delle vendite dei volumi finanziati permisero al Gruppo di uscire nel 1964 con il volume Breve storia dell’anarchismo di Max Nettlau[23], tradotto per la prima volta in italiano, il Controllo delle nascite di Aldo Pontiggia[24] e la biografia Giuseppe Ciancabilla di Ugo Fedeli, uscita nel 1965, con la premessa di Joseph Mascii[25]. L’anno successivo è la volta de La fine dell’anarchismo? di Luigi Galleani e nel 1968 degli Scritti scelti, in due volumi, di Pietro Gori[26].
Nel 1965, a quasi venti anni di attività, sulle pagine di «Iniziativa anarchica»[27] il Gruppo Editore L’Antistato pubblica una relazione sull’attività fino a quel momento svolta rivendicando la sua autonomia, pur considerandosi parte integrante del movimento anarchico, e respingendo ogni proposta di accentramento, direzione e controllo[28]. Come era già successo per il giornale «L’Antistato» del 1950, il Gruppo si era impegnato nella pubblicazione di un periodico portavoce della corrente antiorganizzatrice in previsione del Congresso nazionale di Carrara del 1965, “consapevoli della necessità della difesa dei principi anarchici compromessi polemicamente da una corrente di compagni che agitava da tempo l’intendimento di organizzare e strutturare il movimento anarchico e la FAI”[29].
Nel frattempo Pio Turroni aveva conosciuto un gruppo di giovani anarchici milanesi, impegnato da anni nel tentativo di rinnovare e arricchire culturalmente l’anarchismo vicino alle idee forza dell’anarchismo classico e che aveva dato vita nel 1963 alla rivista «Materialismo e libertà», smuovendo l’anarchismo “un po’ polveroso di quegli anni”[30].
Turroni, “allora già quasi sessantenne ma ancora e sempre alla ricerca di forze nuove”[31], si rende conto degli elementi di novità proposti da «Materialismo e libertà», nonostante lo scarso successo della rivista riscontrato nel movimento anarchico dell’epoca “un po’ per demeriti suoi [della rivista] e un po’ per la miseria culturale del movimento”[32], e si reca a Milano a trovare i giovani anarchici della redazione, stabilendo fin da subito affinità e un amichevole rapporto, che lo porta ad interessarsi e a finanziare alcune iniziative del gruppo milanese[33]. In poco tempo l’amicizia tra Turroni e i giovani anarchici milanesi si trasforma in collaborazione che infatti vedrà, a partire dal 1970, la presenza, come autori, di diversi componenti del gruppo che nel frattempo si era trasformato nel Gruppo anarchico “Bandiera nera”[34].
Nel 1970 viene inaugurata una collana intitolata “I Quaderni dell’Antistato”. Il primo quaderno pubblicato è Anarchismo ’70: materiali per un dibattito, che raccoglie saggi di diversi autori, seguito nel 1971 dal secondo quaderno dal titolo Geografia dell’anarchismo: istantanee di mezzo secolo[35] di Gino Cerrito. I due quaderni, che hanno ognuno una tiratura di seimila copie, escono come supplemento speciale della rivista «Volontà», per “essere facilitati nelle spedizioni postali di cui la rivista aveva l’abbonamento, che non aveva l’Antistato”, come ricorda Turroni nella relazione a consuntivo dell’attività della casa editrice nel maggio del 1975[36]. Sempre nel 1971 viene pubblicata, in una nuova edizione, una delle opere più importanti di Luigi Fabbri, Dittatura e rivoluzione.
Il 1973, l’ultimo anno di pubblicazioni del gruppo l’Antistato, vede l’uscita del terzo ed ultimo quaderno dal titolo Anarchismo ’70, un’analisi nuova per la strategia di sempre, con saggi di Roberto Ambrosoli, Nico Berti, Amedeo Bertolo, Paolo Finzi e Luciano Lanza, del volume La rivolta antiautoritaria: numero speciale per il centenario della Conferenza di Rimini (4-6 agosto 1872)[37], del saggio di Arthur Lehning Marxismo e anarchismo e infine dell’antologia di scritti di Kropotkin, dal titolo La società aperta[38], scelti e curati da Herbert Read, che scrive anche l’introduzione, accompagnata da una nota di Carlo Doglio.
Nel maggio del 1975, Turroni, che morirà a Cesena sette anni più tardi, nel 1982, decide di trasferire la gestione de L’Antistato a Milano affidandola definitivamente al Gruppo anarchico “Bandiera nera” e in particolare ad Amedeo Bertolo e Rossella di Leo.
Note
[1] Sul confronto dal punto di vista anarchico tra la situazione del primo e del secondo dopoguerra, cfr. A. Borghi, Conferma anarchica, Forlì, L’Aurora, 1949.
[2] Il Congresso rappresentò un evento rilevante anche al di fuori dell’ambito libertario. Alle giornate congressuali partecipò, in qualità di segretario del Partito socialista di unità proletaria, Sandro Pertini. Per le strade di Carrara furono affissi manifesti di saluto ai congressisti da parte delle sezioni locali e regionali dei partiti della sinistra e persino della Democrazia cristiana. U. Fedeli, Congressi e Convegni (1944-1962), Genova, Ed. F.A.I., 1963, pp. 43-68. Sul Congresso e sulle sue ripercussioni sul movimento anarchico italiano si veda anche G. Cerrito, Il ruolo dell’organizzazione anarchica, Pistoia, ed. RL, 1973, pp. 117-122; P. Feri, Il movimento anarchico in Italia (1944-1950): dalla resistenza alla ricostruzione, Roma, Quaderni della FIAP, 1978, pp. 17-22; A. Dadà, L’anarchismo in Italia: fra movimento e partito, Milano, Teti Ed., 1984, pp. 98-104.
[3] A. Dadà, L’anarchismo in Italia cit., pp. 101-103.
[4] A partire dagli ultimi mesi del 1945, la FAI si impegna in un ambizioso programma di propaganda, per sostenere il proprio rilancio politico nel paese. Il progetto si reggeva su due punti principali: la propaganda orale e la ripresa della stampa anarchica. I. Rossi, La Ripresa del movimento anarchico italiano e la propaganda orale dal 1943 al 1950, Pistoia, Ed. RL, 1981, pp. 70-93.
[5] Gli scissionisti fondano la Federazione libertaria italiana. Cfr. G. Cerrito, Il ruolo cit., pp. 122-125.
[6] La frattura definitiva tra organizzatori ed antiorganizzatori, avverrà, sempre a Carrara, solo venti anni più tardi. Il Congresso di Carrara del 1965, che vede emergere una maggioranza organizzatrice, delibera la ripresa delle tesi sostenute nel Patto associativo malatestiano del 1920. Tale svolta, maturata principalmente ad opera di Gino Cerrito, è causa di una nuova scissione, questa volta di parte antiorganizzatrice, scissione dalla quale hanno origine i Gruppi d’iniziativa anarchica. Cfr. G. Cerrito, Il ruolo cit., pp. 140-147 e pp. 169-205; P. Feri, Il movimento cit., pp. 53-61.
[7] Sulla figura di Pio Turroni si veda A. Bertolo, Pio Turroni, muratore dell’anarchia, in «Libertaria», 2003, n. 3, pp. 72-79; P. Sensini, Turroni Pio, in Dizionario biografico degli anarchici italiani, vol. II, (I-Z), Pisa, BFS, 2004, pp. 635-638.
[8] P. Sensini, Turroni Pio, in Dizionario cit., pp. 635-636.
[9] C. Berneri, Mussolini alla conquista delle Baleari, Barcelona, Oficina de Propaganda, Seccion italiana, 1937. L’opera è stata recentemente ripubblicata: C. Berneri, Mussolini alla conquista delle Baleari, prefazione di C. Venza, Casalvelino Scalo, Galzerano, 2002.
[10] Da Napoli Turroni deve poi riparare a Bari per ingiunzione delle Autorità di occupazione. I. Rossi, La ripresa cit., pp. 24-25.
[11] P. Sensini, Turroni Pio, in Dizionario cit., p. 636.
[12] Di «Volontà» Turroni sarà il gerente responsabile per tutta la sua vita, anche dopo il trasferimento della testata nel 1980 al Gruppo anarchico “Bandiera nera” di Milano, nella persona di Luciano Lanza. Sulla storia della rivista si veda «Volontà», 1986, n. 3, numero dedicato ai quaranta anni della rivista; Cinquant’anni di Volontà. Indici 1946-1996, «Volontà», 1997, numero speciale.
[13] “Riunendo in un opuscolo alcune frammentarie esposizioni del pensiero di Luigi Galleani (…) il Gruppo editoriale L’Anti-Stato (…) tiene a dichiarare che non è mosso da fregola di acrimoniosa e settaria cotrapposizione polemica, ma dal desiderio di contribuire ad una allargata comprensione dell’anarchismo, il quale non è dogma di chiesa o di setta, e neppure programma e statuto di partito, ma spirito di libertà”. Cfr. Il pensiero di Luigi Galleani, Cesena, L’Antistato, 1950, p. 3.
[14] Il pensiero di Luigi Galleani cit., p. 41.
[15] L. Bettini, Bibliografia dell'anarchismo, vol. I, Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati in Italia (1872-1971), Firenze, Crescita Politica Ed., 1976, p. 393.
[16] Nell’articolo programmatico si legge: “Il nostro programma è nel titolo che diamo a questa rassegna. In esso è la sintesi delle premesse e motivazioni ideologiche che danno una ragione di esistere al movimento anarchico ed allo stesso anarchismo: quello il quale ci proponiamo di difendere e diffondere nella sua integrità storica e basilare. Un anarchismo dunque, il nostro, non deturpato o diluito da aggettivazioni che lo diminuiscono e lo sfigurano, né ridotto ad attributo che gli neghi una personalità propria (…) l’associazione tra gli anarchici è manifestazione spontanea, determinata da fatti circostanziali e non da lettere circolari (…) Si possono fondare (…) quanti comitati di unioni mitiche si desiderano, ma l’anima del movimento resta colui al quale oggi si vuole negare diritto all’esistenza, l’individuo, l’uomo e non la massa. L’individuo cosciente e operoso è lui la cellula prima e consapevole d’ogni più vasto aggregato, è lui che si compila il proprio patto federativo e lo allarga e lo realizza per la libera scelta”. Cfr. Il nostro programma?, in «Iniziativa anarchica», 1950, n. 1, p. 1.
[17] Dopo il Congresso di Ancona il periodico viene sospeso. Ne uscirà ancora un numero nel giugno 1951.
[18] Il volume è curato da Ugo Fedeli. All’interno della copertina viene indicato come “responsabile della pubblicazione” Umberto Sama.
[19] Gigi Damiani era scomparso alla fine del 1953.
[20] Un trentennio di attività anarchica (1914-1945), Cesena, L’Antistato, 1953, p. 5.
[21] Per esempio il processo subito nel 1951 da Turroni, come gerente del giornale «L’Antistato», per cui viene condannato con la condizionale a sei mesi di reclusione “per vilipendio alla magistratura”, “dimostrava che il periodico non era nato per la polemica interna, ma che continuava quella contro il nemico e per la nostra propaganda”. U. Sama-P. Gazzoni, Relazione del Gruppo editore L’Antistato, in «Iniziativa anarchica», 1965, n. 1, pp. 2-3. Turroni subisce altri tre processi, arrivando fino alla Cassazione (1959) con l’accusa di “incitamento a ribellarsi alle leggi” per aver fatto propaganda anti elettorale.
[22] L’autore firma il volume con lo pseudonimo Pietro Secondo.
[23] Il volume era uscito in lingua spagnola nel 1935. M. Nettlau, La anarquia a traves de los tiempos, Barcelona , Maucci, 1935.
[24] Probabilmente pubblicato nel 1965.
[25] La biografia su Giuseppe Ciancabilla è l’ultimo lavoro di Ugo Fedeli ed esce postuma. Il volume riporta una diversa casa editrice: U. Fedeli, Giuseppe Ciancabilla, Imola, Galeati, 1965. Il volume viene ripubblicato nel 1978 per le edizioni Assandri di Torino.
[26] Vol. I: Sociologia anarchica; Conferenze. Vol. II: Le difese; Ceneri e faville; Sociologia criminale; Poesie e drammi.
[27] «Iniziativa anarchica», che ospita la relazione del Gruppo Editore L’Antistato, viene fondata da Italo Garinei ed esce dal settembre 1965 al gennaio 1966. Il periodico aveva come sottotitolo “Portavoce precongressuale”. Vedi L. Bettini, Bibliografia dell'anarchismo, vol. I, Periodici e numeri unici anarchici cit., p. 412.
[28] U. Sama-P. Gazzoni, Relazione cit., pp. 2-3.
[29] Cfr. La nostra posizione, in «Iniziativa anarchica», 1965, n. 1, p. 2.
[30] «Materialismo e libertà» esce solo in tre numeri dal gennaio al maggio 1963, otto pagine a numero, di formato poco superiore al foglio di protocollo. La redazione era costituita da Eliane Vincileoni, Giovanni Corradini, Amedeo Bertolo, Luigi Gerli, Silvio Cocco, Roberto Ambrosoli e altri collaboratori. Cfr. La breve storia di Materialismo e libertà, in «Libertaria», 2000, n. 4, pp. 87-95. L’articolo è accompagnato da due interventi di Amedeo Bertolo (Come eravamo ambiziosi, pp. 88-92) e di Giampietro Nico Berti (Ha dato il via alla nuova riflessione teorica, pp. 92-95).
[31] A. Bertolo, Pio Turroni cit., p. 79.
[32] A. Bertolo, Come eravamo ambiziosi cit., p. 89. Oltre a Turroni, Bertolo ricorda che gli elementi di novità presenti in materialismo e libertà “vennero notati a distanza dall’attento e curioso intellettuale francese Louis Mercier Vega, che lo citò sei anni dopo nel suo Increvable anarchisme”. L. Mercier Vega, L’incrévable anarchisme, Paris, Union générale d’éditions, 1970; tr. it. La pratica dell’utopia, Milano, Ed. Antistato, 1978.
[33] Nel 1966 L’Antistato pubblica, per esempio, più di centomila copie del pieghevole Chi sono gli anarchici scritto da Amedeo Bertolo e firmato da “Gioventù libertaria di Milano”. In copertina si trova un’anteprima di “Anarchik”, il personaggio disegnato da Roberto Ambrosoli.
[34] Nato nel 1962 il Gruppo giovanile libertario di Milano si era trasformato, nel 1965, in Gioventù libertaria di Milano, nel 1969 nel Gruppo anarchico “Bandiera nera”; poi, dagli anni Ottanta, “anarchici sciolti o, meglio, facenti capo all’editrice A e al Centro studi libertari-Archivio G. Pinelli”. Cfr. A. Bertolo, Pio Turroni cit., p. 79.
[35] Il quaderno, curato da L’Antistato, è però edito dalla casa editrice RL di Pistoia e riporta in copertina il titolo Anarchismo ’70. Materiali per un dibattito.
[36] La relazione è conservata nel Fondo Antistato conservato presso il Centro studi libertari-Archivio G. Pinelli di Milano.
[37] Anche La rivolta antiautoritaria, che Pio Turroni elenca tra le pubblicazioni edite dall’Antistato nella sua relazione consuntiva del 1975 (Fondo Antistato, in Centro studi libertari di Milano), ha in calce alla copertina le edizioni RL di Pistoia come editore. Il volume esce come numero speciale di «Volontà».
[38] Una seconda edizione dell’opera uscirà nel 1976 per iniziativa della nuova redazione milanese de L’Antistato, come terzo volume della nuova collana “Classici del pensiero anarchico”.