Estremi cronologici: 1972-1994 (con docc. dal 1930 e s.d.)
Consistenza: 1 faldone e 7 fascicoli (per un totale di circa 2.000 carte)
Il Fondo non è ordinato, non è inventariato e conserva principalmente: manoscritti e dattiloscritti (s.d.); volantini e documenti del gruppo “Luce”, “Primo maggio” ecc… (1972-1973); appunti mss. e datt. (s.d.); corrispondenza (1979-1994); fotocopie di documenti del fascicolo intestato a Sabino Raimo, del Casellario politico Centrale (1930-1942).
Agostino Raimo (Canosa, 26 settembre 1906 – 8 aprile 1996) è stato una figura rappresentativa nel clima di aspre lotte che contraddistinse la storia rurale della Puglia nei primi cinquant'anni del Novecento e che vide il suo paese natale come uno degli epicentri più combattivi del movimento bracciantile meridionale. Nato da famiglia contadina di fede socialista, Raimo si avvicinò all'anarchismo in gioventù, abbonandosi già nel 1926 al periodico «Pensiero e Volontà» diretto da Malatesta. Nel 1933 partecipò ad un gruppo clandestino formato da anarchici e comunisti di Canosa e per questo fu tratto in arresto e condannato a cinque anni di confino che passò a Ventotene, Irsina, Montescaglioso e Tremiti, mantenendo «cattiva condotta politica». Liberato nel novembre del 1937 rimase vigilato fino al 1943. Nel dopoguerra fu, insieme a Michele Damiani, uno degli animatori del gruppo anarchico «Luce» di Canosa.