Benché sia nato e cresciuto a Boston, o meglio nel sobborgo di Medford, un quartiere operaio d’immigrazione europea che non lascerà mai, Robert D’Attilio mantiene nel tempo un forte legame con il paese da cui i suoi genitori, Dominic D’Attilio e Josephine Gianiorio, erano partiti decenni prima per cercare fortuna negli Stati Uniti. Intraprende studi scientifici e nel 1956 si laurea in Ingegneria Elettronica nel prestigioso Massachusetts Institute of Technology (MIT). Una laurea scientifica che gli servirà a ben poco dato per che per il resto della sua vita si occuperà – oltre che di anarchismo – di letteratura (sarà per molti anni direttore del Centro Culturale Italiano Dante Alighieri di Cambridge), fotografia (si interesserà in particolare alla storia di Tina Modotti), musica (oltre ad amare l’opera e il jazz, lavorerà con la Cambridge Chamber Orchestra), teatro (sarà direttore di scena presso una compagnia teatrale di Cambridge) e balletto classico, ambito artistico in cui incontra la sua compagna di vita: Carole Ann Pastore, prematuramente scomparsa nel 2008.
Intraprende il suo percorso anarchico sotto la guida di un mentore d’eccezione, Raffaele Schiavina (alias Max Sartin, alias Bruno Rossi), che insieme alla sua compagna Fiorina Rossi lo accompagna nella scoperta dell’anarchismo in generale e dell’anarchismo italo-americano in particolare. Schiavina, che ha vissuto illegalmente negli Stati Uniti per circa sette decenni, non solo è stato uno degli anarchici italo-americani più attivi, a cominciare dalla sua partecipazione allo storico Comitato di Difesa pro Sacco e Vanzetti, ma è anche stato il principale responsabile di una delle più longeve testate anarchiche: l’“Adunata dei Refrattari”, uscita dal 1922 al 1971 (anche se in modo molto irregolare nell’ultimo decennio). Di certo quel rapporto privilegiato consente a Bob di approfondire la storia dell’anarco-immigrazione italiana, grazie anche al fatto che parla italiano ed è così in grado di raccogliere le testimonianze orali di decine di compagni italo-americani.
Ma al centro del suo interesse c’è sicuramente la vicenda Sacco e Vanzetti, anche perché si è svolta proprio a Boston e nel Massachusetts. Con il tempo raccoglie una quantità enorme di documenti, diventando il massimo esperto mondiale di quella vicenda, tanto da essere ormai conosciuto come “Mister Sacco and Vanzetti”.
In particolare collabora con la Public Library di Boston, che grazie alla sua consulenza inizia a raccogliere e sistematizzare la vasta documentazione disponibile sul celebre caso, a cominciare dalle carte del Comitato di Difesa pro Sacco e Vanzetti – che aveva sede nel North End di Boston e che era stato promosso da Aldino Felicani (Vicchio, 15 marzo 1891 - Boston, 20 aprile 1967) – e da quelle del Fondo della “Adunata dei Refrattari”, ceduto alla biblioteca dopo la morte di Schiavina (vedi Bollettino n. 6).
Nel corso del tempo Bob scriverà numerosi articoli, saggi e libri sul caso e sul contesto storico dell’anarchismo italo-americano, dedicando di fatto l’intera sua vita alla memoria di questo specifico movimento. Due fatti vanno ricordati in particolare. Il primo rimanda alla mobilitazione avvenuta a Boston nel 1977 in concomitanza con il cinquantesimo anniversario dell’uccisione dei due anarchici italiani, con Bob ovviamente in prima fila, che portò a un risultato inaspettato: l’allora governatore del Massachusetts, Michael Dukakis, riconobbe ufficialmente l’errore giudiziario a suo tempo commesso, arrivando addirittura a decretare il Sacco & Vanzetti Day.
Il secondo, che risale al 1970, riguarda il ritrovamento del filmato originale dei funerali di Sacco e Vanzetti, che Bob scopre in un deposito della Brandeis University. Il cortometraggio verrà reso pubblico con il titolo scelto da Bob stesso: La Marcia del dolore: i funerali di Sacco e Vanzetti. La storia dettagliata del ritrovamento del filmato è presente sul sito della Sacco and Vanzetti Commemoration Society (https://www.saccoandvanzetti.org/).
La sua attività in campo anarchico non si esaurisce comunque con questo impegno, pur se prioritario. Tra le varie iniziative messe in campo va soprattutto ricordata la rivista bostoniana “Black Rose” (la cui collezione è consultabile presso l’Archivio Pinelli) che fonda insieme all’omonimo gruppo anarchico nel quale milita (gruppo che sarà attivo anche all’Incontro internazionale anarchico “Venezia ‘84”).
In tutti questi decenni, grazie alla tenacia che lo ha contraddistinto, l’archivio personale di Bob ha raggiunto dimensioni ragguardevoli, confermandosi come una memoria essenziale per i futuri studi sull’anarchismo italo-americano, un lavoro immane che per nessuna ragione deve andare disperso. La sua volontà era che tutto questo patrimonio andasse a incrementare il fondo sull’anarchismo presente nella Boston Public Library, che la renderebbe ancora di più una biblioteca di riferimento per le ricerche sull’anarchismo d’immigrazione in America.
Muore il 19 novembre 2020 nella sua casa di Medford.
Testo di Lorenzo Pezzica